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Ambiente

Giornata Mondiale degli Uccelli Migratori

Cambia il clima e gli uccelli migrano prima. In anticipo la migrazione primaverile di alcune specie.

Lo dimostra uno studio dell’Ispra condotto su 225.000 esemplari nell’arco di 30 anni.
I cambiamenti climatici stanno modificando la migrazione di molti uccelli. Le primavere sempre più anticipate in Europa portano le specie migratrici, di ritorno dall’Africa, ad essere stagionalmente in ritardo rispetto alle fasi di massima disponibilità di cibo.
E’ quanto emerge da uno studio condotto dall’Ispra sulla base dei dati raccolti in 30 anni di monitoraggio delle specie migratrici.

Grazie al lavoro di inanellamento dell’Istituto, sono state tracciate le rotte di sei specie di uccelli migratori a lungo raggio: Beccafico, Balia nera, Codirosso comune, Usignolo, Cannaiola e Torcicollo. I dati dimostrano che due di queste, la Balia ed il Codirosso, stanno rispondendo molto velocemente al climate change, anticipando di un giorno ogni 3-4 anni la data di migrazione primaverile. Il calendario è stato anticipato meno rapidamente da Torcicollo e Cannaiola, mentre Usignolo e Beccafico non mostrano variazioni significative.

L’anello posto dagli inanellatori volontari ISPRA su circa 225.000 uccelli migratori in 30 anni di attività primaverile sulle piccole isole italiane, ha consentito di applicare modelli che analizzano la variazione annuale della data di migrazione, tenendo conto di fattori meteorologici stagionali, della posizione e dell’identità dei siti di cattura e inanellamento. Il mutamento climatico sta anche portando ad inverni progressivamente meno rigidi. Durante la stagione fredda gli uccelli accumulano grasso quale “assicurazione sulla vita” per ridurre i rischi di mortalità legata a possibile scarsezza di cibo.

Allo stesso tempo un uccello grasso paga, però, un rischio maggiore di essere predato. Anche in questo caso, i modelli con i quali ISPRA ha analizzato le condizioni di oltre 80.000 uccelli inanellati nel cuore dell’inverno in Italia, a partire dal 1982, mostrano efficacemente come il peso medio diminuisca significativamente sia nel Pettirosso che nella Capinera. Questi dati innovativi, derivati dai forti legami degli uccelli con la stagionalità delle condizioni ecologiche alle diverse scale geografiche confermano il ruolo che sia specie migratrici, sia svernanti hanno quali efficaci indicatori degli effetti del mutamento climatico sugli ambienti nei quali anche noi viviamo.

Quest’anno la Giornata Mondiale degli Uccelli Migratori, organizzata dalla Convenzione di Bonn sulle specie migratrici (https://www.worldmigratorybirdday.org/), è dedicata al fenomeno della “connettività” migratoria. Di fatto, con i loro spostamenti gli uccelli migratori connettono connettono il Pianeta, sono gli araldi della primavera, ci forniscono campanelli di allarme sugli effetti drammatici del mutamento climatico globale e richiedono a noi, per la sopravvivenza loro quanto nostra, un’urgente consapevolezza dell’esigenza di connettere anche le politiche di conservazione, gestione ed uso sostenibile delle risorse naturali tra culture, Paesi e continenti diversi.

Link Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

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Ambiente

Svizzera: Coronavirus, sostegno alla custodia extrafamiliare e fase pilota per l’app di tracciamento

Coronavirus: sostegno alla custodia extrafamiliare e fase pilota per l’app di tracciamento

Nella sua seduta dell’8 maggio 2020, dopo la sessione straordinaria del Parlamento e a pochi giorni dai prossimi allentamenti, il Consiglio federale ha preso decisioni riguardanti la custodia complementare alla famiglia e l’app per il tracciamento di prossimità, così come la riapertura degli esercizi della ristorazione e le limitazioni all’entrata in Svizzera. La Confederazione intende sostenere con 65 milioni di franchi le istituzioni di custodia complementare alla famiglia per le perdite di guadagno subite in seguito all’emergenza coronavirus. Le modalità concrete di questo sostegno saranno stabilite in una pertinente ordinanza che il Consiglio federale emanerà entro il 20 maggio. Entro quella data, il Collegio governativo sottoporrà inoltre al Parlamento le basi legali dell’app per il tracciamento di prossimità, che fino a quel momento sarà testata nel quadro di una fase pilota.

Per introdurre un’app per smartphone per il tracciamento di prossimità, che informa gli utenti che sono stati troppo a lungo vicini a una persona infetta, deve essere elaborata un’apposita base legale. Così ha deciso il Parlamento questa settimana nel corso della sessione straordinaria(mozione CIP-S 20.3168). Il Consiglio federale integrerà in tal senso la legge sulle epidemie ed entro il 20 maggio sottoporrà un messaggio urgente al Parlamento, che dovrà discuterlo e adottarlo in giugno durante la sessione estiva. Finché la modifica di legge non sarà decisa, l’app sviluppata dai Politecnici federali di Zurigo e Losanna e dalla Confederazione sarà sottoposta a un approfondito test in una fase pilota. Per questa fase, il Consiglio federale intende emanare il 13 maggio un’ordinanza di durata limitata.

Concepita per essere un ulteriore strumento per interrompere le catene di trasmissione, l’app permetterà di avvertire rapidamente gli utenti suscettibili di essere stati contagiati e di arginare la diffusione del virus senza compromettere la privacy. L’impiego dell’app, che non utilizza dati personali né informazioni sulla posizione, è volontario. I dati registrati sono regolarmente cancellati dopo 21 giorni. La nuova applicazione sarà in uso soltanto durante la fase di contenimento e integrerà il tracciamento dei contatti classico, che i Cantoni riprenderanno a svolgere sistematicamente dalla settimana prossima.

Sostegno alla custodia complementare alla famiglia

Come deciso dal Parlamento nella sessione straordinaria (mozioni CSEC-N 20.3128 e CSEC-S 20.3129), la Confederazione sosterrà con 65 milioni di franchi le istituzioni di custodia complementare alla famiglia che in seguito all’emergenza coronavirus hanno subito perdite di guadagno. Il Consiglio federale emanerà una pertinente ordinanza entro il 20 maggio. La Confederazione si farà carico di un terzo dei costi dei Cantoni per la compensazione dei contributi non più versati dai genitori alle istituzioni di custodia. L’ordinanza vigerà per sei mesi con effetto retroattivo dal 17 marzo 2020.

Adeguamento dell’ordinanza per consentire la ripartenza nella ristorazione

Il Consiglio federale ha inoltre adottato le necessarie modifiche all’ordinanza 2 COVID-19 per consentire la riapertura degli esercizi nel settore della ristorazione il prossimo 11 maggio. L’allentamento era stato deciso il 29 aprile scorso. Nei ristoranti saranno ammessi a un tavolo gruppi di al massimo quattro persone o genitori accompagnati dai propri figli. Tutti i clienti dovranno consumare cibi e bevande stando seduti e tra i diversi tavoli dovrà essere rispettata una distanza di due metri o dovranno essere collocati elementi di separazione. Il Consiglio federale è stato inoltre informato del piano di protezione elaborato dalle organizzazioni di categoria nel rispetto delle prescrizioni definite dall’Ufficio federale della sanità pubblica in collaborazione con la Segreteria di Stato dell’economia, dopo consultazione delle parti sociali. Per permettere il tracciamento dei contatti anche nei ristoranti, è previsto che gli esercenti registrino su base volontaria i dati di una persona per ogni gruppo di clienti.

Allentamento progressivo delle limitazioni all’entrata e all’ammissione in Svizzera

Una settimana fa il Consiglio federale aveva deciso di allentare in modo progressivo, parallelamente all’apertura graduale dell’economia, le limitazioni all’entrata e all’ammissione in Svizzera introdotte per contenere la diffusione del coronavirus. Saranno trattate anzitutto le domande dei lavoratori provenienti dall’UE/AELS e dai Paesi terzi presentate già prima dell’emergenza coronavirus; inoltre andranno esaminate anche quelle dei cittadini UE/AELS in possesso di un contratto concluso prima della pandemia. Per i cittadini svizzeri e per quelli dell’UE/AELS sarà di nuovo possibile il ricongiungimento familiare in Svizzera. Restano invece in vigore i controlli alle frontiere. D’intesa con le autorità degli altri Paesi, saranno aperti determinati valichi di frontiera. Nella sua riunione dell’8 maggio 2020, il Consiglio federale ha adottato le pertinenti modifiche dell’ordinanza, fissandone l’entrata in vigore l’11 maggio 2020. Parallelamente, la Segreteria di Stato della migrazione ha precisato in una circolare che i Cantoni possono confermare anche le notifiche per l’assunzione d’impiego di lavoratori che da anni lavorano stagionalmente per lo stesso datore di lavoro con un contratto a tempo determinato. I Cantoni possono inoltre trattare le nuove notifiche di attività lucrative di breve durata improrogabili a causa di un interesse economico cogente.

Indirizzo cui rivolgere domande

  • Ufficio federale della sanità pubblica, Comunicazione
    +41 58 462 95 05, media@bag.admin.ch
  • Sulle strutture di ristorazione:
    Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria USAV, Servizio stampa
    +41 58 463 78 98, media@blv.admin.ch
  • Sulle limitazioni all’entrata in Svizzera:
    Segreteria di Stato della migrazione SEM, Informazione e comunicazione
    +41 58 465 78 44, medien@sem.admin.ch

Link Consiglio Federale Svizzero.

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Svizzera: Il Consiglio federale decide la strategia e le misure per la risorsa suolo

Il Consiglio federale decide la strategia e le misure per la risorsa suolo

In Svizzera la risorsa suolo è richiesta da più parti e viene sempre più edificata e deteriorata. Nella sua seduta del 8 maggio 2020, il Consiglio federale ha perciò adottato la Strategia Suolo Svizzera e un pacchetto di misure per garantire in modo sostenibile la risorsa suolo. La strategia prevede che non vi sia più alcuna perdita di suolo entro il 2050. Il Piano settoriale delle superfici per l’avvicendamento delle colture (SAC) riveduto permetterà inoltre di salvaguardare meglio a lungo termine i terreni agricoli più fertili della Svizzera.

La continua importante perdita di suolo non edificato, di terreni coltivi nonché la degradazione della qualità del suolo dovuta a erosione, compattazione e immissioni di inquinanti evidenziano come la gestione del suolo in Svizzera sia insostenibile. Tra il 1985 e il 2009 sono stati edificati 430 km² di suolo, per una riduzione pari a due volte la superficie del Lago di Neuchâtel. Nella sua seduta del 8 maggio 2020, il Consiglio federale ha perciò adottato la Strategia Suolo Svizzera e un pacchetto di misure per garantire in modo sostenibile la risorsa suolo; tra esse rientrano il Piano settoriale delle superfici per l’avvicendamento delle colture (SAC), il Centro di competenza suolo (KOBO) e una strategia per il rilevamento nazionale di informazioni sul suolo.

La Strategia Suolo vuole mantenere le prestazioni del suolo

Con l’adozione della strategia Suolo, il Consiglio federale intende garantire anche in futuro la fertilità del suolo e le ulteriori prestazioni da esso fornite a favore della società e dell’economia. A questo fine, occorre ridurre il consumo di suolo. Il Consiglio federale mira perciò a far sì che in Svizzera fino al 2050 non si registri più la minima perdita di suolo. La perdita di funzioni del suolo deve quindi essere interamente compensata. In futuro la pianificazione e la ponderazione degli interessi dovranno considerare maggiormente le funzioni del suolo. Inoltre, il suolo deve essere protetto meglio dai deterioramenti nocivi e i suoli degradati vanno ripristinati. La Svizzera deve infine impegnarsi anche a livello internazionale a favore di una gestione sostenibile della risorsa suolo.

Un pacchetto di misure per assicurare a lungo termine la risorsa suolo

Il piano settoriale delle SAC riveduto permetterà di salvaguardare meglio a lungo termine i terreni agricoli più fertili della Svizzera, sia in termini di estensione che di qualità. Inoltre, l’attuazione del piano settoriale è ora disciplinata in modo più uniforme in tutta la Svizzera. Il suolo è la base centrale della produzione di derrate alimentari. Il piano settoriale contribuisce in modo significativo a garantire l’approvvigionamento della popolazione con derrate alimentari in caso di grave penuria. Ogni Cantone è tenuto a garantire la pianificazione di un determinato contingente di superfici per l’avvicendamento delle colture, a seconda delle proprie dimensioni e peculiarità ambientali e climatiche.

La conoscenza dei suoli della Svizzera risulta molto lacunosa. Mancano informazioni sulla posizione, la struttura, le proprietà chimiche, biologiche e fisiche, nonché la sensibilità e l’idoneità all’utilizzazione. Il Consiglio federale ha pertanto incaricato gli Uffici interessati di elaborare una strategia per una mappatura nazionale del suolo. Inoltre, la mozione 12.4230 Müller-Altermatt accolta dal Parlamento ha obbligato la Confederazione a istituire un Centro di competenza per il suolo (KOBO) che funga da centro nazionale di informazione e di servizio per informazioni sul suolo. Adottando la proposta per il finanziamento a lungo termine del KOBO, il Consiglio federale ha creato un importante presupposto per far sì che le informazioni sul suolo siano rilevate in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e messe a disposizione di tutti gli interessati. Sulla base di questi dati, si potrà valutare meglio lo stato dei nostri suoli così da poter poi emanare misure più mirate circa il mantenimento e la gestione sostenibile di questa preziosa risorsa.

Indirizzo cui rivolgere domande

Strategia del Suolo Svizzera, Centro di competenza suolo, Strategia mappatura del suolo: Bettina Hitzfeld, capo divisione Suolo e biotecnologia, Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), tel. +41 58 463 17 68

Piano settoriale per l’avvicendamento delle colture: Martin Vinzens, caposezione Insediamenti e paesaggio, Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE), tel. +41 58 462 52 19. Link Consiglio Federale Svizzero.

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Salute

Identificare le persone guarite da COVID-19 utile per la shield immunity in una popolazione

Nature Medicine – Identificare le persone guarite da COVID-19 potrebbe essere utile per sviluppare la shield immunity in una popolazione.

Le persone che si sono riprese da COVID-19 potrebbero tornare alla popolazione generale per aiutare a ridurre il tasso di trasmissione del coronavirus causale SARS-CoV-2, secondo un documento di modellazione pubblicato su Nature Medicine. Queste persone, che avrebbero bisogno di essere identificate attraverso test anticorpali, potrebbero aiutare nello sviluppo della shield immunity all’interno della più ampia comunità.

Senza un vaccino o un trattamento affidabile per COVID-19, le attuali strategie di sanità pubblica per affrontare la pandemia possono essere suddivise in gran parte in due approcci: mitigazione e soppressione. Entrambe le strategie mirano a ridurre le nuove infezioni SARS-CoV-2 limitando la quantità di contatto da uomo a uomo, ma ciò può avere impatti economici e sociali negativi a lungo termine.

Joshua Weitz e colleghi hanno sviluppato e analizzato un modello epidemiologico per ridurre la trasmissione SARS-CoV-2. Il loro approccio si basa sull’uso di test sierologici – o anticorpali – per identificare le persone che si sono riprese da COVID-19. Il modello presuppone che le persone guarite saranno negative ai virus, avranno anticorpi protettivi contro SARS-CoV-2 e saranno in grado di interagire in modo sicuro con persone sensibili e infettive. Queste persone recuperate potrebbero quindi tornare alla popolazione generale e aumentare le loro interazioni rispetto ad altri individui. Gli autori suggeriscono che ciò potrebbe costruire la shield immunity all’interno della popolazione aumentando le interazioni tra le persone recuperate e diminuendo le interazioni tra le persone con uno status sconosciuto.

Gli autori hanno studiato l’impatto della shield immunity su una popolazione modello di 10 milioni in due scenari: alta trasmissione, con un R0 di 2,33 e bassa trasmissione, con un R0 di 1,57. Il valore R0 rappresenta il numero di casi che una persona infetta può causare mentre sono infettivi in ​​una popolazione altrimenti suscettibile. Gli autori hanno valutato l’impatto della schermatura intermedia – quando una persona guarita sostituisce altre due interazioni – e la schermatura potenziata – quando sostituiscono altre venti interazioni.

In uno scenario ad alta trasmissione, sono stati previsti 71.000 decessi, ma questo è diminuito a 58.000 decessi con protezione intermedia e a 20.000 con protezione potenziata. In uno scenario a bassa trasmissione, sono stati previsti 50.000 decessi, mentre 34.000 e 8.400 sono stati previsti rispettivamente sotto protezione intermedia e protezione potenziata. Il modello mostra anche che la schermatura può essere utilizzata in concerto con il distanziamento sociale per ridurre le interazioni e consentire agli individui recuperati di tornare alle attività.

Gli autori avvertono che il modello di base presuppone che l’immunità di una persona guarita durerà almeno un anno, sebbene trovino risultati affidabili quando l’immunità dura quattro mesi o più. La durata dell’immunità è attualmente sconosciuta. Gli autori sottolineano anche la necessità di accurati test sierologici su tutta la popolazione per supportare eventuali interventi di sanità pubblica.

Articolo: Modeling shield immunity to reduce COVID-19 epidemic spread. DOI 10.1038 / s41591-020-0895-3. Link Nature Medicine.

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ISS: qualità dell’aria e COVID-19, c’è bisogno di risposte

Al via uno studio epidemiologico nazionale su inquinamento atmosferico e COVID-19

Inquinamento atmosferico e COVID-19: è possibile associarli? Per dare delle risposte alle numerose ipotesi emerse su questo possibile legame, tema dibattuto a livello mondiale, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) con il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) hanno avviato uno studio epidemiologico a livello nazionale per valutare se e in che misura i livelli di inquinamento atmosferico siano associati agli effetti sanitari dell’epidemia.

L’improvvisa e rapida propagazione della pandemia di COVID-19 ha innescato globalmente una intensa attività di ricerca nel settore della prevenzione (sviluppo di vaccini) e nel campo terapeutico-assistenziale, anche per comprendere meglio il processo di trasmissione virale e i possibili fattori sociali ed ambientali che possano contribuire a spiegare le modalità di contagio e la gravità e prognosi dei quadri sintomatologici e patologici associati all’infezione da virus SARS-CoV-2.

In questo contesto, e a seguito di numerose segnalazioni, sta emergendo la necessità di studiare le possibili connessioni tra esposizione a particolato atmosferico (PM) ed epidemia di COVID-19. Il lancio di questo studio epidemiologico segue, infatti, l’avvio dell’altra iniziativa, PULVIRUS promossa da ENEA, ISS e ISPRA-SNPA, che valuterà le conseguenze del lockdown sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra e le interazioni fra polveri sottili e virus.

Il progetto epidemiologico ISS/ISPRA/SNPA si baserà sui dati della sorveglianza integrata nazionale COVID-19, coordinata da ISS, e del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria atmosferica, di competenza ISPRA-SNPA e si avvarrà della collaborazione scientifica della Rete Italiana Ambiente e Salute (RIAS), anche per garantire un raccordo con le strutture regionali sanitarie ed ambientali.

L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie, particolarmente in soggetti vulnerabili, quali anziani e persone con patologie pregresse, condizioni che caratterizzano anche l’epidemia di COVID-19. Le ipotesi più accreditate indicano che un incremento nei livelli di PM rende il sistema respiratorio più suscettibile all’infezione e alle complicazioni della malattia da coronavirus. Su questi temi occorre uno sforzo di ricerca congiunto inter-istituzionale.

Lo studio delle possibili connessioni tra l’epidemia di COVID-19 e l’esposizione a inquinanti atmosferici, richiede approcci metodologici basati sull’integrazione di diverse discipline: l’epidemiologia ambientale e l’epidemiologia delle malattie trasmissibili, la tossicologia, la virologia, l’immunologia, al fianco di competenze chimico-fisiche, metereologiche e relative al monitoraggio ambientale.

Nel realizzare lo studio, si terrà quindi conto del fatto che la diffusione di nuovi casi segue le modalità del contagio virale e quindi si muove principalmente per focolai (cluster) all’interno della popolazione e si seguiranno approcci e metodi epidemiologici per lo studio degli effetti dell’inquinamento atmosferico in riferimento alle esposizioni sia acute (a breve termine) che croniche (a lungo termine), con la possibilità di controllo dei fattori socio-demografici e socio-economici associati al contagio, all’esposizione a inquinamento atmosferico, all’insorgenza di sintomi e gravità degli effetti riscontrati tra i casi di COVID-19.

Gli obiettivi dello studio epidemiologico nazionale verteranno sul ruolo dell’esposizione a PM nell’epidemia di COVID-19 nelle diverse aree del paese, per chiarire in particolare l’effetto di tale esposizione su distribuzione spaziale e temporale dei casi, gravità dei sintomi e prognosi della malattia, distribuzione e frequenza degli esiti di mortalità. La risposta a tali quesiti dovrà essere associata a fattori quali età, genere, presenza di patologie pre-esistenti alla diagnosi di COVID-19, fattori socio-economici e demografici, tipo di ambiente di vita e di comunità (urbano-rurale, attività produttive).

“L’emergenza sanitaria della Pandemia di COVID-19 è una sfida per la conoscenza sotto molteplici punti di vista e non solo quelli oggi centrali sul fronte dei vaccini e delle terapie” ricorda il Presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, sottolineando però che “altri importanti quesiti di ricerca richiedono sforzi congiunti. Un esempio è lo studio odierno che mira ad esplorare il possibile contributo dell’inquinamento atmosferico alla suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2, alla gravità dei sintomi e degli effetti sanitari dell’epidemia”, questione oggi molto dibattuta in tutto il mondo. “Su questo tema – continua Brusaferro – assieme a ISPRA-SNPA, stiamo proponendo l’avvio di uno studio epidemiologico nazionale”.

“Il presunto legame tra COVID-19 e inquinamento è argomento divenuto quotidiano nel dibattito mediatico e non solo, suscitando da più parti teorie ed ipotesi che è giusto approfondire ed a cui è doveroso dare una conferma, per quel che ci riguarda, tecnico-scientifica. Anche per questo abbiamo aderito con entusiasmo alla proposta di collaborazione dell’ISS, con cui già dal 2019 condividiamo gli obiettivi di un Protocollo di Intesa sui temi che riguardano i rapporti tra ambiente e salute – ha dichiarato il Presidente di Ispra e Snpa Stefano Laporta. “Metteremo a disposizione le nostre competenze in materia di qualità dell’aria e di modellistica ambientale, per comprendere gli eventuali effetti associati all’epidemia di CoViD-19. Un esempio concreto per fare rete e integrazione, un’azione congiunta che crediamo potrà supportare anche percorsi futuri”. Link Istituto Superiore di Sanità.

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Mare

I cetacei nella Regione Lazio

Cetacei nella Regione Lazio – intervista ad esperto Ispra

Mercoledì 6 maggio un esperto dell’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha partecipato al programma Buongiorno Regione della Redazione del TG3 Lazio per parlare dei cetacei nella Regione Lazio e in particolare dei rischi relativi ai rifiuti marini.

Link Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

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Ambiente

Svizzera: La democrazia è più forte di qualunque virus

Berna, 4 maggio 2020: Dichiarazione del Consiglio federale del 4 maggio 2020, Sessione straordinaria delle Camere federali 4 – 8 maggio 2020

Fa fede la versione orale

Stimati membri del Consiglio nazionale,

stiamo vivendo una crisi senza precedenti nella storia della Svizzera, dopo la seconda guerra mondiale. Il nostro Paese è stato colpito duramente dal coronavirus.

La crisi ha destabilizzato anche le nostre certezze. Ci dimostra che la Svizzera non è invulnerabile. Un piccolo virus minaccia qualcosa di grande: i nostri diritti fondamentali.

Per gestire la crisi, il Consiglio federale ha dovuto limitare diversi diritti fondamentali: ha adottato restrizioni della libertà personale e della libertà economica e ha interferito nella sovranità cantonale. Per il Consiglio federale non è stato facile prendere queste decisioni; l’ha fatto tenendo in considerazione la proporzionalità – così come sancito dalla Costituzione federale.

L’obiettivo delle misure è frenare la pandemia. Un primo cauto bilancio è positivo. Per questo motivo il Consiglio federale ha deciso alcuni allentamenti dei provvedimenti.

Per molte persone, la pandemia e le misure adottate comportano purtroppo anche sofferenze. Per più di un terzo di tutti gli occupati è stato chiesto il lavoro ridotto. Molte ditte sono chiuse da più di sei settimane. Gli alberghi sono vuoti, gli artisti non possono più tenere spettacoli, le associazioni non organizzano nessuna manifestazione, le imprese di esportazioni ricevono da inizio anno meno ordini dall’estero.

Le conseguenze economiche della pandemia sono dolorose. Nel limite del possibile il Consiglio federale ha cercato di aiutare rapidamente le imprese con una serie di misure.

Anche in questo caso il primo bilancio provvisorio sugli aiuti a breve termine risulta positivo.

Signore e signori,

ora dobbiamo condurre la Svizzera fuori dalla crisi e renderla più resistente.

Per fare ciò, il Consiglio federale ha bisogno di Voi. La pandemia ha relegato il Parlamento a un ruolo di spettatore. Il Consiglio federale si è visto costretto a governare per diritto di necessità. Da oggi però la responsabilità torna nelle vostre mani. Una cosa il virus non può e non deve intaccare: la forza della nostra democrazia.

Vi riunite per una sessione straordinaria in una nuova costellazione, in un nuovo luogo. Tutto ciò può costituire un’opportunità per ripensare tante cose. Una crisi non si attiene a strategie ben definite. Dobbiamo rimanere flessibili e operativi e nel contempo le nostre decisioni devono rispettare la legalità. Il Consiglio federale propone quindi al Parlamento la seguente procedura:

nel limite del possibile, intendiamo accogliere le richieste delle Commissioni basate su un ampio consenso. In merito alle mozioni delle Commissioni che fanno riferimento alle ordinanze emanate in virtù del diritto di necessità e che sono state depositate al più tardi due settimane prima dell’inizio di una sessione, prenderemo posizione così da poter trattare questi interventi nel corso della sessione stessa; attueremo nel più breve tempo possibile le mozioni depositate dalle Commissioni.

Nel contempo, in caso di nuove e importanti disposizioni del diritto di necessità, consulteremo nel limite del possibile i presidenti delle Commissioni competenti oppure, se ciò non sarà possibile per questioni di tempo, provvederemo perlomeno a informarli.

Nelle sessioni, il Consiglio federale presenterà inoltre al Parlamento un rapporto sulle competenze in materia di diritto di necessità. L’Esecutivo prevede inoltre di sottoporre al Parlamento, al più tardi entro l’11 settembre 2020 e qualora risultasse ancora necessario, un messaggio relativo all’esame delle ordinanze di necessità.

Signore e signori,

l’uscita dalla crisi richiede prudenza, attenzione e perseveranza.

Agirete con lungimiranza e nell’interesse della popolazione. E metterete in discussione decisioni prese dal Consiglio federale. Non è soltanto un vostro diritto, è anche un vostro dovere. Il Consiglio federale è disponibile al dialogo. Il suo obiettivo è quello di trarre le giuste conclusioni dalla crisi.

Attraverso un dialogo costruttivo, dobbiamo trovare delle soluzioni comuni, accettabili oggi per la popolazione; soluzioni che anche domani saranno ancora considerate sensate e giuste. In questo modo possiamo dare fiducia alle persone. Se la meritano!

Vi ringrazio della fiducia che avete riposto nelle ultime settimane nei confronti del Consiglio federale. Date ora di nuovo linfa alla democrazia!

Signore e signori,

vorrei rivolgere un pensiero a tutte quelle persone che in questa crisi hanno perso un loro caro. E vorrei pure esprimere gratitudine e rendere omaggio a tutti coloro che in questa crisi sostengono il nostro Paese, collaborano, aiutano e operano, sia da casa che sul posto di lavoro.

A loro il mio ringraziamento!

Indirizzo cui rivolgere domande: DATEC, Servizio stampa, tel. +41 58 462 55 11. Link Consiglio Federale Svizzero.

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Mare: posidonia oceanica strategica per conservazione

Nuovo web meeting del Parco dell’Asinara. Liberata la tartaruga marina Eva 

Roma, 5 maggio 2020- E’ stato dedicato alla Posidonia oceanica, che riveste un’importanza strategica nella conservazione del nostro mare, il web meeting scientifico in diretta del Parco nazionale dell’Asinara, che rientra tra le iniziative della campagna lanciata dal ministero dell’Ambiente #LeMeraviglieDelleAreeProtetteACasa.

Dopo i saluti e l’introduzione del commissario del parco Gabriela Scanu, il direttore Vittorio Gazale ha moderato gli interventi. Michele Zanelli, direttore del parco nazionale dell’arcipelago di La Maddalena, e Romano Gregorio, direttore del parco nazionale del Cilento, hanno presentato le rispettive aree protette con il supporto di alcuni video. Silvia Maltese dell’Ispra ha descritto la biologia e l’ecologia di Posidonia oceanica, Marcello Miozzo di D.r.e.am. Italia si è soffermato sul progetto Life di valorizzazione del posidonieto, che vede coinvolti i tre parchi nazionali, e Walter Brambilla dell’Ias-Cnr di Oristano ha chiuso il meeting con un intervento sul piano degli ormeggi per limitare i danni meccanici da ancoraggio.

Il momento più emozionante dell’incontro via web è stato il collegamento in diretta con l’isola dell’Asinara nel momento in cui è stata liberata in mare Eva, la tartaruga marina curata nel Centro recupero fauna marina del parco nazionale, dove era stata ricoverata il 6 febbraio, dopo che un’imbarcazione l’aveva pescata accidentalmente mentre era aggrovigliata nelle reti da pesca. La tartaruga, di 81,5 kg, è stata curata dai parassiti e ripulita dalle plastiche ingerite. Quando le analisi hanno dimostrato che era ritornata in perfetta forma, è stato possibile organizzare la liberazione.

La diretta ha raggiunto un picco di 30.000  persone connesse in tutta Italia, un centinaio di condivisioni e ben 900 commenti e domande soprattutto da studenti universitari e da guide naturalistiche dei parchi. Link Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

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Ambiente

La presidente della Confederazione Sommaruga presenta la posizione della Svizzera durante la conferenza sul COVID-19

Lunedì 4 maggio 2020 la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga ha rappresentato la Svizzera tramite videomessaggio in occasione di una conferenza di Paesi donatori per l’emergenza COVID-19. La conferenza è stata indetta dall’Unione europea insieme a diversi Paesi europei ed extraeuropei. Lo scopo è il finanziamento del Piano globale per la lotta contro il coronavirus (Corona Global Response) per far fronte alla pandemia.

Questo Piano dovrebbe consentire nelle prossime settimane di raccogliere 7,5 miliardi di euro per finanziare strumenti di diagnosi nonché lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di medicamenti e vaccini contro il COVID-19. A fine aprile l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e altre organizzazioni internazionali hanno lanciato un appello per trovare misure rapide e sicure applicabili a livello globale contro la pandemia.

Nel suo messaggio, la presidente Sommaruga ha sottolineato quanto sia importante che gli Stati di tutto il mondo abbiano accesso alla diagnostica, ai medicamenti e in seguito anche ai vaccini. Ha inoltre ribadito che serve solidarietà al di là dell’ambito della sanità pubblica; non basta infatti salvare la popolazione dalla pandemia, per poi lasciarla morire di povertà e di fame.

Complessivamente la Svizzera sostiene le richieste d’aiuto internazionali per la lotta contro il COVID-19 e le sue conseguenze con un contributo di circa 400 milioni di franchi, conformemente alla decisione del Consiglio federale del 29 aprile 2020. Metà del contributo sarà devoluto al Comitato della Croce Rossa per scopi umanitari sotto forma di prestito senza interessi. 25 milioni di franchi sono stati stanziati a favore del fondo per le catastrofi istituito dal Fondo monetario internazionale. Fino ad ora sono stati previsti 18 milioni per l’OMS, per la «Coalition for Epidemic Preparedness Innovations» e per l’accelerazione della ricerca di medicamenti. Nelle prossime settimane il Consiglio federale deciderà in merito a ulteriori mezzi.

Indirizzo cui rivolgere domande: Servizio d’informazione del DATEC: Géraldine Eicher, +41 79 211 30 52. Link Consiglio Federale Svizzero.