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Comportamento umano: mappatura del sentiment online sulle vaccinazioni.

Comportamento umano: mappatura del sentiment online sulle vaccinazioni.

Le interazioni sui social media tra punti di vista pro, neutrali e anti-vaccinazione e il modo in cui possono influenzarsi a vicenda sono mappate in uno studio pubblicato online su Nature questa settimana. La ricerca fornisce approfondimenti su come la sfiducia nelle competenze scientifiche sui vaccini possa evolversi nelle comunità online.

Neil Johnson e colleghi hanno utilizzato le informazioni di Facebook per mappare l’opinione della vaccinazione online per quasi 100 milioni di persone. Si è scoperto che questi individui erano collegati a pagine specifiche di Facebook che rappresentano punti di vista pro, neutrali o anti-vaccinazione, formando cluster che interagiscono tra paesi e lingue. La dimensione di ciascun cluster è stata determinata dal numero di fan per una determinata pagina di Facebook.

Gli autori hanno scoperto che, nonostante l’antivaccinazione fosse numericamente una visione di minoranza, era posizionata centralmente all’interno della rete. I cluster anti-vaccinazione sono stati anche fortemente intrecciati con cluster associati a opinioni neutrali sulla vaccinazione (si trattava di pagine di Facebook che si concentravano sulla vaccinazione o su un argomento associato alla vaccinazione ma che non prendevano una posizione chiara a favore o contro). Al contrario, i cluster pro-vaccinazione sono stati trovati alla periferia della mappa. Gli autori suggeriscono, quindi, che i cluster anti-vaccinazione sono in grado di raggiungere più facilmente i cluster neutri, il che potrebbe a sua volta portare al reclutamento di persone che in precedenza avevano opinioni neutrali sulla vaccinazione.

In un quadro teorico, gli autori sono stati in grado di riprodurre l’aumento del supporto anti-vaccinazione che si è verificato nel 2019 e prevedere che questa opinione potrebbe diventare l’opinione dominante sulla vaccinazione in un decennio. Sostengono che una comprensione delle dinamiche della rete potrebbe aiutare a informare gli approcci per interrompere la crescita degli atteggiamenti negativi nei confronti della vaccinazione e di altri problemi, come i cambiamenti climatici.

Articolo NatureThe online competition between pro- and anti vaccination views. La competizione online tra opinioni pro e anti vaccinazione. DOI
10.1038 / s41586-020-2281-1. Link Nature.

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Svizzera: Il Consiglio federale decide la strategia e le misure per la risorsa suolo

Il Consiglio federale decide la strategia e le misure per la risorsa suolo

In Svizzera la risorsa suolo è richiesta da più parti e viene sempre più edificata e deteriorata. Nella sua seduta del 8 maggio 2020, il Consiglio federale ha perciò adottato la Strategia Suolo Svizzera e un pacchetto di misure per garantire in modo sostenibile la risorsa suolo. La strategia prevede che non vi sia più alcuna perdita di suolo entro il 2050. Il Piano settoriale delle superfici per l’avvicendamento delle colture (SAC) riveduto permetterà inoltre di salvaguardare meglio a lungo termine i terreni agricoli più fertili della Svizzera.

La continua importante perdita di suolo non edificato, di terreni coltivi nonché la degradazione della qualità del suolo dovuta a erosione, compattazione e immissioni di inquinanti evidenziano come la gestione del suolo in Svizzera sia insostenibile. Tra il 1985 e il 2009 sono stati edificati 430 km² di suolo, per una riduzione pari a due volte la superficie del Lago di Neuchâtel. Nella sua seduta del 8 maggio 2020, il Consiglio federale ha perciò adottato la Strategia Suolo Svizzera e un pacchetto di misure per garantire in modo sostenibile la risorsa suolo; tra esse rientrano il Piano settoriale delle superfici per l’avvicendamento delle colture (SAC), il Centro di competenza suolo (KOBO) e una strategia per il rilevamento nazionale di informazioni sul suolo.

La Strategia Suolo vuole mantenere le prestazioni del suolo

Con l’adozione della strategia Suolo, il Consiglio federale intende garantire anche in futuro la fertilità del suolo e le ulteriori prestazioni da esso fornite a favore della società e dell’economia. A questo fine, occorre ridurre il consumo di suolo. Il Consiglio federale mira perciò a far sì che in Svizzera fino al 2050 non si registri più la minima perdita di suolo. La perdita di funzioni del suolo deve quindi essere interamente compensata. In futuro la pianificazione e la ponderazione degli interessi dovranno considerare maggiormente le funzioni del suolo. Inoltre, il suolo deve essere protetto meglio dai deterioramenti nocivi e i suoli degradati vanno ripristinati. La Svizzera deve infine impegnarsi anche a livello internazionale a favore di una gestione sostenibile della risorsa suolo.

Un pacchetto di misure per assicurare a lungo termine la risorsa suolo

Il piano settoriale delle SAC riveduto permetterà di salvaguardare meglio a lungo termine i terreni agricoli più fertili della Svizzera, sia in termini di estensione che di qualità. Inoltre, l’attuazione del piano settoriale è ora disciplinata in modo più uniforme in tutta la Svizzera. Il suolo è la base centrale della produzione di derrate alimentari. Il piano settoriale contribuisce in modo significativo a garantire l’approvvigionamento della popolazione con derrate alimentari in caso di grave penuria. Ogni Cantone è tenuto a garantire la pianificazione di un determinato contingente di superfici per l’avvicendamento delle colture, a seconda delle proprie dimensioni e peculiarità ambientali e climatiche.

La conoscenza dei suoli della Svizzera risulta molto lacunosa. Mancano informazioni sulla posizione, la struttura, le proprietà chimiche, biologiche e fisiche, nonché la sensibilità e l’idoneità all’utilizzazione. Il Consiglio federale ha pertanto incaricato gli Uffici interessati di elaborare una strategia per una mappatura nazionale del suolo. Inoltre, la mozione 12.4230 Müller-Altermatt accolta dal Parlamento ha obbligato la Confederazione a istituire un Centro di competenza per il suolo (KOBO) che funga da centro nazionale di informazione e di servizio per informazioni sul suolo. Adottando la proposta per il finanziamento a lungo termine del KOBO, il Consiglio federale ha creato un importante presupposto per far sì che le informazioni sul suolo siano rilevate in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e messe a disposizione di tutti gli interessati. Sulla base di questi dati, si potrà valutare meglio lo stato dei nostri suoli così da poter poi emanare misure più mirate circa il mantenimento e la gestione sostenibile di questa preziosa risorsa.

Indirizzo cui rivolgere domande

Strategia del Suolo Svizzera, Centro di competenza suolo, Strategia mappatura del suolo: Bettina Hitzfeld, capo divisione Suolo e biotecnologia, Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), tel. +41 58 463 17 68

Piano settoriale per l’avvicendamento delle colture: Martin Vinzens, caposezione Insediamenti e paesaggio, Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE), tel. +41 58 462 52 19. Link Consiglio Federale Svizzero.

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ISS: qualità dell’aria e COVID-19, c’è bisogno di risposte

Al via uno studio epidemiologico nazionale su inquinamento atmosferico e COVID-19

Inquinamento atmosferico e COVID-19: è possibile associarli? Per dare delle risposte alle numerose ipotesi emerse su questo possibile legame, tema dibattuto a livello mondiale, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) con il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) hanno avviato uno studio epidemiologico a livello nazionale per valutare se e in che misura i livelli di inquinamento atmosferico siano associati agli effetti sanitari dell’epidemia.

L’improvvisa e rapida propagazione della pandemia di COVID-19 ha innescato globalmente una intensa attività di ricerca nel settore della prevenzione (sviluppo di vaccini) e nel campo terapeutico-assistenziale, anche per comprendere meglio il processo di trasmissione virale e i possibili fattori sociali ed ambientali che possano contribuire a spiegare le modalità di contagio e la gravità e prognosi dei quadri sintomatologici e patologici associati all’infezione da virus SARS-CoV-2.

In questo contesto, e a seguito di numerose segnalazioni, sta emergendo la necessità di studiare le possibili connessioni tra esposizione a particolato atmosferico (PM) ed epidemia di COVID-19. Il lancio di questo studio epidemiologico segue, infatti, l’avvio dell’altra iniziativa, PULVIRUS promossa da ENEA, ISS e ISPRA-SNPA, che valuterà le conseguenze del lockdown sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra e le interazioni fra polveri sottili e virus.

Il progetto epidemiologico ISS/ISPRA/SNPA si baserà sui dati della sorveglianza integrata nazionale COVID-19, coordinata da ISS, e del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria atmosferica, di competenza ISPRA-SNPA e si avvarrà della collaborazione scientifica della Rete Italiana Ambiente e Salute (RIAS), anche per garantire un raccordo con le strutture regionali sanitarie ed ambientali.

L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie, particolarmente in soggetti vulnerabili, quali anziani e persone con patologie pregresse, condizioni che caratterizzano anche l’epidemia di COVID-19. Le ipotesi più accreditate indicano che un incremento nei livelli di PM rende il sistema respiratorio più suscettibile all’infezione e alle complicazioni della malattia da coronavirus. Su questi temi occorre uno sforzo di ricerca congiunto inter-istituzionale.

Lo studio delle possibili connessioni tra l’epidemia di COVID-19 e l’esposizione a inquinanti atmosferici, richiede approcci metodologici basati sull’integrazione di diverse discipline: l’epidemiologia ambientale e l’epidemiologia delle malattie trasmissibili, la tossicologia, la virologia, l’immunologia, al fianco di competenze chimico-fisiche, metereologiche e relative al monitoraggio ambientale.

Nel realizzare lo studio, si terrà quindi conto del fatto che la diffusione di nuovi casi segue le modalità del contagio virale e quindi si muove principalmente per focolai (cluster) all’interno della popolazione e si seguiranno approcci e metodi epidemiologici per lo studio degli effetti dell’inquinamento atmosferico in riferimento alle esposizioni sia acute (a breve termine) che croniche (a lungo termine), con la possibilità di controllo dei fattori socio-demografici e socio-economici associati al contagio, all’esposizione a inquinamento atmosferico, all’insorgenza di sintomi e gravità degli effetti riscontrati tra i casi di COVID-19.

Gli obiettivi dello studio epidemiologico nazionale verteranno sul ruolo dell’esposizione a PM nell’epidemia di COVID-19 nelle diverse aree del paese, per chiarire in particolare l’effetto di tale esposizione su distribuzione spaziale e temporale dei casi, gravità dei sintomi e prognosi della malattia, distribuzione e frequenza degli esiti di mortalità. La risposta a tali quesiti dovrà essere associata a fattori quali età, genere, presenza di patologie pre-esistenti alla diagnosi di COVID-19, fattori socio-economici e demografici, tipo di ambiente di vita e di comunità (urbano-rurale, attività produttive).

“L’emergenza sanitaria della Pandemia di COVID-19 è una sfida per la conoscenza sotto molteplici punti di vista e non solo quelli oggi centrali sul fronte dei vaccini e delle terapie” ricorda il Presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, sottolineando però che “altri importanti quesiti di ricerca richiedono sforzi congiunti. Un esempio è lo studio odierno che mira ad esplorare il possibile contributo dell’inquinamento atmosferico alla suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2, alla gravità dei sintomi e degli effetti sanitari dell’epidemia”, questione oggi molto dibattuta in tutto il mondo. “Su questo tema – continua Brusaferro – assieme a ISPRA-SNPA, stiamo proponendo l’avvio di uno studio epidemiologico nazionale”.

“Il presunto legame tra COVID-19 e inquinamento è argomento divenuto quotidiano nel dibattito mediatico e non solo, suscitando da più parti teorie ed ipotesi che è giusto approfondire ed a cui è doveroso dare una conferma, per quel che ci riguarda, tecnico-scientifica. Anche per questo abbiamo aderito con entusiasmo alla proposta di collaborazione dell’ISS, con cui già dal 2019 condividiamo gli obiettivi di un Protocollo di Intesa sui temi che riguardano i rapporti tra ambiente e salute – ha dichiarato il Presidente di Ispra e Snpa Stefano Laporta. “Metteremo a disposizione le nostre competenze in materia di qualità dell’aria e di modellistica ambientale, per comprendere gli eventuali effetti associati all’epidemia di CoViD-19. Un esempio concreto per fare rete e integrazione, un’azione congiunta che crediamo potrà supportare anche percorsi futuri”. Link Istituto Superiore di Sanità.

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Mare: posidonia oceanica strategica per conservazione

Nuovo web meeting del Parco dell’Asinara. Liberata la tartaruga marina Eva 

Roma, 5 maggio 2020- E’ stato dedicato alla Posidonia oceanica, che riveste un’importanza strategica nella conservazione del nostro mare, il web meeting scientifico in diretta del Parco nazionale dell’Asinara, che rientra tra le iniziative della campagna lanciata dal ministero dell’Ambiente #LeMeraviglieDelleAreeProtetteACasa.

Dopo i saluti e l’introduzione del commissario del parco Gabriela Scanu, il direttore Vittorio Gazale ha moderato gli interventi. Michele Zanelli, direttore del parco nazionale dell’arcipelago di La Maddalena, e Romano Gregorio, direttore del parco nazionale del Cilento, hanno presentato le rispettive aree protette con il supporto di alcuni video. Silvia Maltese dell’Ispra ha descritto la biologia e l’ecologia di Posidonia oceanica, Marcello Miozzo di D.r.e.am. Italia si è soffermato sul progetto Life di valorizzazione del posidonieto, che vede coinvolti i tre parchi nazionali, e Walter Brambilla dell’Ias-Cnr di Oristano ha chiuso il meeting con un intervento sul piano degli ormeggi per limitare i danni meccanici da ancoraggio.

Il momento più emozionante dell’incontro via web è stato il collegamento in diretta con l’isola dell’Asinara nel momento in cui è stata liberata in mare Eva, la tartaruga marina curata nel Centro recupero fauna marina del parco nazionale, dove era stata ricoverata il 6 febbraio, dopo che un’imbarcazione l’aveva pescata accidentalmente mentre era aggrovigliata nelle reti da pesca. La tartaruga, di 81,5 kg, è stata curata dai parassiti e ripulita dalle plastiche ingerite. Quando le analisi hanno dimostrato che era ritornata in perfetta forma, è stato possibile organizzare la liberazione.

La diretta ha raggiunto un picco di 30.000  persone connesse in tutta Italia, un centinaio di condivisioni e ben 900 commenti e domande soprattutto da studenti universitari e da guide naturalistiche dei parchi. Link Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.